NELLA CASA DI MARIA
Seminarista a Parigi, Luigi Maria di Montfort vi passa quasi otto anni, dai suoi 19 ai 27, quando nel 1700 viene ordinato sacerdote. Da Rennes era arrivato già con alcune idee chiare e desideri: essere sacerdote per dedicare tutta la vita a Dio e ai fedeli, nella povertà di vita e per i più poveri. In seminario aveva trovato dei maestri santi e dotti, dai quali voleva lasciarsi formare, per essere lui pure santo e anche teologicamente ben istruito.
La formazione alla vita interiore, anzitutto. Preghiera e contemplazione, liturgia, fedeltà alla vita di comunità, obbedienza al direttore spirituale. E una grande devozione a Maria. Già quel seminario si distingueva per il culto mariano, la celebrazione delle feste della santa Vergine, la spiritualità del mistero della Incarnazione, ma Luigi Maria sentiva in modo speciale nella sua vita la presenza di Maria, la sua “buona madre”, come usava dire. Ne parlava sempre, fino ad apparire esagerato agli occhi dei suoi compagni; leggeva e studiava tutto ciò che trovava in biblioteca sulla santa Vergine, come lui stesso scrive: “Avendo letto quasi tutti i libri che trattano della devozione alla santissima Vergine” (VD 118).
Pellegrino in città
Anche a Parigi, come prima a Rennes, il giovane Luigi Maria ha un luogo di pellegrinaggio. Lo testimonia il suo amico e compagno di studio, “la chiesa di Notre- Dame, di Parigi, dove tutti i sabati aveva l’abitudine di recarsi a fare la comunione, insieme ad altri seminaristi, per devozione alla Santa Vergine” (Blain, cap. 47). Per tradizione, il sabato è nella settimana il giorno particolarmente dedicato a Maria; una tradizione che è arrivata fino ai nostri giorni, poiché ancora oggi molti fedeli segnano il sabato con qualche pratica di devozione alla santa Vergine, come la santa messa in suo onore, una preghiera speciale, un digiuno, un fioretto, la rinuncia a qualche piccola cosa, in modo da fame una memoria particolare.
Nel caso di Montfort, si aggiunge il pellegrinaggio, con il suo significato di mettersi in cammino anche interiormente, di venerare un luogo frequentato per secoli da generazioni di cristiani, un santuario mariano. Nel caso di Parigi, è pure la cattedrale, dedicata a Maria.
Notre-Dame di Parigi ha quasi 900 anni. Iniziata nel 1163; alla posa della prima pietra è presente il papa Alessandro III, con il re di Francia Luigi VII. Una cattedrale nuova, nello stile gotico che stava allora imponendosi, grande e solenne, che si innalza verso il cielo e che sarebbe stata imitata poi da tante altre cattedrali d’Europa.
Maria e l’Eucaristia
Il pellegrinaggio settimanale di Luigi Maria a Notre-Dame segna il ritmo spirituale della formazione del giovane seminarista. Insieme ad altri compagni, ha il permesso di uscire dal seminario per andare a fare visita alla sua “cara madre” e là fare la comunione. A quel tempo non era abitudine comunicarsi ogni giorno; con l’autorizzazione del confessore, le anime più devote lo facevano tre- quattro volte per settimana; perciò nel caso di Montfort, il pellegrinaggio del sabato rivestiva un significato spirituale ancora più intenso, collegando la devozione alla santa Vergine con la devozione eucaristica.
L’Eucaristia come coronamento della devozione a Maria è la dimensione espressa da san Luigi Maria di Montfort anche nel suo “Trattato”, che si conclude con le indicazioni sul “Modo di praticare questa devozione nella santa comunione” (VD 266-273).
Alla scuola di Maria, il candidato al sacerdozio si prepara a donarsi totalmente al servizio della Chiesa, nella preparazione di studio della teologia, per insegnare la verità del Vangelo, come missionario per il popolo, predicatore e catechista. Abbracciare lo stato ecclesiastico, richiede anche la rinuncia al matrimonio e la scelta del celibato: un obbligo connesso con l’accesso agli ordini. Ma uno stato che implica la dimensione spirituale della verginità, scelta e vissuta come virtù. Anche tale scelta e impegno, Luigi Maria li ha voluti assumere nella cornice esteriore e interiore di Maria, come scrive ancora il suo amico. “Prima di ricevere gli ordini sacri, che legano a Dio il ministro con il voto di castità, egli ne aveva avuto la devozione e il permesso del direttore spirituale per emetterlo. Per attirare su questo atto tutte le grazie necessarie per il presente e per il futuro, scelse la chiesa di Notre Dame, di Parigi” (Blain, cap. 47).
L’unione a Gesù Cristo
La vita interiore del giovane seminarista si perfezionava in un rapido progresso, fino a raggiungere l’unione mistica con Gesù Cristo. Già dopo i primi anni di formazione a Parigi, al termine di una malattia che lo aveva reso in fin di vita, nel momento in cui era rientrato al seminario, i suoi compagni avevano annotato: “Fece la sua apparizione come un’aquila che s’innalza e va a perdersi tra le nuvole” (Blain, cap. 26). E quando, a nome del seminario, farà il pellegrinaggio a Chartres, altro momento culminante della sua vita spirituale, rimarrà molte ore in preghiera contemplativa, rapito come in estasi, fuori del tempo e dello spazio, perso in Dio.
Alla vigilia della ordinazione sacerdotale, il suo direttore spirituale “giudicò senza dubbio, che era giunto a un grado sublime di unione con Gesù Cristo, poiché incaricò di scrivere su questo tema” (Blain, cap. 48). Non abbiamo questo scritto, che lo stesso suo compagno e amico aveva chiesto di avere, e Montfort gli aveva promesso; “ma, o perché la sua umiltà in seguito gliene fece rimprovero, o perché l’obbedienza non gliel’ha permesso, io non l’ho mai potuto avere” (ivi).
Maria in mezzo a noi
Notre-Dame di Parigi è un faro non solo per la città, durante i secoli, ma lo è stata per Luigi Maria di Montfort. Nella sua luce e sotto lo sguardo di Maria, egli si era preparato a essere missionario per popolo, senza seguire tentazioni di carriera, neppure ecclesiastica o accademica. Aveva imparato a moderare certe sue tendenze a forme di penitenza eccessiva, seguendo le indicazioni dei suoi formatori, che invitavano a una santità e a una sapienza nell’ordinario della vita. Ma non aveva rinunciato allo zelo che lo spingeva alla sapienza degli “uomini apostolici, che hanno sempre qualcosa di nuovo da intraprendere, qualche opera santa da iniziare o da difendere” (Blain, cap. 80).
Notre-Dame come cattedrale e chiesa madre di Parigi, dedicata alla santa Vergine, è il simbolo della perenne presenza materna di Maria, la Madre di Gesù, nella Chiesa universale, come il Concilio Vaticano II insegna. Ma è anche l’abitazione di Maria nella società umana, la tenda posta in mezzo a noi, affinché i fedeli prendano Maria come guida, madre e maestra sul cammino della santità.
Più tardi, Montfort lo scriverà nel suo “Trattato”, attingendo alla volontà stessa di Dio Padre, che ha detto a Maria: “Fissa la tua tenda in Giacobbe. Poni la tua dimora e risiedi tra i miei figli” (VD 29). Dio Figlio vuole formarsi ogni giorno nei cristiani, e dice alla sua cara madre: “Prendi in eredità Israele… come loro buona Madre, li darai alla luce, li nutrirai e li farai crescere” (VD 31). E lo Spirito Santo dice a Maria: “Metti radici nei miei eletti… perché crescano di virtù in virtù, di grazia in grazia” (VD 34).
Ogni santuario mariano è dimora di Maria in mezzo ai suoi figli, nuova arca dell’alleanza, garanzia della presenza di Dio, “santuario della Divinità, città di Dio, tempio di Dio, mondo di Dio” (VD 262). E ogni pellegrinaggio è una visita nostra alla madre e maestra, che Dio ci ha donato sul nostro cammino di vita. Ma anche una visita di Maria nella nostra casa interiore, dove porta Gesù, come a Elisabetta nella casa di Zaccaria, e con Gesù porta la gioia, il canto, la danza e la pace, doni dello Spirito Santo.
«Signore Gesù, quanto sono amabili le tue dimore! Quanto è felice l’uomo che abita nella casa di Maria, dove tu stesso hai stabilito per primo la tua dimora!» (VD 196).
Fonte: Battista Cortinovis, L’Apostolo di Maria, febbraio 2017.